10 Ottobre 2012
10 Ottobre 2012
Twitter ha da poco rivelato le sue mosse strategiche future, e magari anche il suo DNA… ma gli utenti e la community degli sviluppatori sembrano non averla presa bene.
Il CEO Dick Costolo afferma che Twitter si concentrerà su un’experience migliore e dunque le restrizioni per le applicazioni di terze parti sono giustificate. La questione di chi controllerà i profitti delle inserzioni pubblicitarie resta però irrisolta.
La maggior parte di noi, inclusi molti CMO di grandi aziende, hanno capito che il mobile sarà la chiave di volta per accedere a contenuti, community, brand e vendite. Con la nuova strategia, chiamata Mobile First, Twitter intende raggiungere i due obiettivi correlati: una user experience migliore grazie ad un’interfaccia migliore.
Con l’aggiornamento delle app per iOS e Android e il rilascio di un’app per iPad nuova di zecca, Twitter puntava a tenere al suo interno più utenti che mai.
Secondo loro Twitter è stato praticamente costruito sulle loro spalle, e adesso si vedono tagliati fuori.
Sappiamo tutti che per anni Twitter ha tentato di riportare gli utenti sulla piattaforma principale, limitando un po’ alla volta le applicazioni di terze parti o acquisendo quelle più popolari come TweetDeck e Posterous. Però ovviamente nessuno ha detto che Twitter ha anche bisogno di controllare anche l’andamento dei profitti, che dipende dal traffico.
La preoccupazione chiaramente non sta nel fatto che Twitter possa arricchirsi, ma sul fatto che queste continue modifiche alle API potrebbero avere un impatto negativo sulla misurazione delle statistiche (che poi è quello che interessa ai marketer).
Quindi, la domanda rilevante per le agenzie potrebbe essere: se gli sviluppatori di terze parti venissero tagliati fuori del tutto, cosa offrirebbe Twitter alle agenzie di marketing?
Sta migliorando le strategie basate sui big data per offrire ai clienti insight sul ROI dei loro investimenti media. Una parte importante è svolta dalle metriche delle principali piattaforme social. Quindi se Twitter (o Pinterest, ad esempio) non capisse l’importanza dei dati e delle API, non solo le agenzie ma anche i grossi brand avrebbero grandi problemi.
Il problema sta nella comprensione della vera importanza delle API, le quali dovranno diventare talmente valide che le agenzie e i brand dovranno potersi fidare tanto da considerarle un punto fermo nel calcolo del ROI. Sono diventate a poco a poco la base di metriche ed insight per le agenzie, e i brand che investono nel creare un’architettura big-data non vogliono lavorare con qualcuno che potrebbe modificarle o chiuderle da un giorno all’altro.
In effetti la strategia di Twitter è comprensibile, ma forse l’approccio usato con gli sviluppatori esterni non lo è. Certe decisioni dovrebbero essere comunicate molto meglio e molto prima, magari in modo più interattivo, come vorrebbe la natura stessa dei social…
Lo stesso ragionamento vale per gli utenti. A volte sembra che Twitter voglia diventare un’azienda tradizionale, che pensa in modo lineare e si dimentica del potere delle persone.
Ad esempio, recentemente è stata eliminata la possibilità di utilizzare servizi di terze parti per caricare le immagini, costringendo tutti ad usare Photobucket. Prima c’era il supporto per yFrog, TwitPic, Mobyipcture, Twitgoo, img.ly e Posterous, ora senza alcun annuncio questi servizi sono stati eliminati dalle app. Un approccio strano, come se la cosa potesse passare inosservata… ma sicuramente qualcuno l’avrà presa a male.
La social TV è una nuova era in cui l’interruzione pubblicitaria vera e propria (cioè quella che distrae) verrà sostituita da un tipo di pubblicità rilevante e che aggiunge valore. Ci sono molte tecnologie sviluppate per rendere la TV più social, ma fanno tutte la stessa cosa: creare e alimentare discussioni sui programmi. Twitter, gli hashtag ed anche i Trending Topic hanno un ruolo importante nel rendere social la TV, tanto che le emittenti ormai li inseriscono un po’ ovunque.
Ma cosa succederebbe se Twitter bloccasse o nascondesse uno di questi hashtag, o peggio, decidesse all’improvviso di non fornire più i dati? Oppure, in uno scenario ancora più remoto, chiudesse le API che permettono ai dati di essere analizzati? Si tornerebbe al punto di partenza: TV senza social.
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