Negli ultimi 20 anni la crescita delle foto digitali e, di conseguenza, dei software di fotomanipolazione hanno cambiato profondamente l’arte della fotografia, che oggi viene vista più come un modo di costruire una realtà. Però non crediate che prima non si ritoccassero le fotografie, fin dagli albori.
La mostra Faking It: Manipulated Photography Before Photoshop, esposta al Met, racconta l’evoluzione del fotoritocco dalla metà dell’800 agli anni ’90 (c’è anche un libro omonimo, che raccoglie le stesse foto), dai dagherrotipi con figure a due teste ai sabotaggi Dadaisti.
La curatrice Mia Fineman la introduce così: “Le macchine fotografiche meccaniche e la pellicola all’argento sono state soppiantate da sensori elettronici e microchip; invece di rovistare in pile di carta patinata fissiamo gli schermi di computer, tablet e cellulari; le camere oscure hanno lasciato spazio a computer e software. Le fotocamere digitali e le applicazioni come Photoshop creano, guardano e pensano le fotografie. Tra gli effetti culturali più profondi c’è una consapevolezza della malleabilità delle immagini e quindi la perdita di fede nella fotografia come rappresentazione reale del mondo visivo. Come osservatori siamo sempre più scettici.”
Di seguito qualche immagine:
Immagine di proprietà del Metropolitan Museum of Art
Immagine di proprietà del Metropolitan Museum of Art
Immagine di proprietà del Metropolitan Museum of Art
Immagine di proprietà del Metropolitan Museum of Art
via Brain Pickings